Immagini per una Storia

INTRODUZIONE

Le pubblicazioni su Vieste hanno sempre privilegiato la documentazione scritta facendo delle immagini/foto un supporto occasionale se non quando un'alternanza allo scritto. La nostra fatica intende proporzionare inversamente la formula storiografica: le immagini costituiscono una documentazione inalienabile senza le quali non è possibile fare storia: se i documenti scritti narrano/interpretano dei fatti, ora i fatti sono resi visibili da queste immagini che si costituiscono come documenti da interpretare.

Queste immagini si pongono come fatti che si lasciano interpretare da chi li osserva ma che aspettano una lettura storica più critica: d'ora in poi riteniamo che non si possa prescindere da queste immagini nel fare una storiografia locale, cioè sono documenti fotografici che permettono di fare storia non soltanto cronologica o fattuale, ma etnica, folklorica, religiosa, di costume, familiare.. Queste immagini intendono innescare l'interesse e la ricerca per una storia di Vieste in altre dimensioni: i volti, le immagini, i "costumi" di questi nostri antenati si impongono come "viestanitas" (se ce n'è mai stata!) e pretendono un confronto con i nostri volti e quelli dei nostri figli. Le immagini si pongono quindi come parametri di un passato con cui ognuno deve confrontarsi/confessarsi per conoscersi nelle proprie radici e nelle proprie memorie familiari e sociali. Per ciò queste foto dovrebbero permetterci di uscire dalle nostre attuali abitudini e, lasciandoci interpellare da esse, riscoprire il passato come nostro comune denominatore storico con cui modulare il nostro presente contemporaneo. FOTO GALLERY Le immagini che qui pubblichiamo diventano perciò volontà di memoria, dovere etico di ricordare per non dimenticarsi. Infatti la fotografia, mentre dissacra il reale riproducendolo in un immaginario artefatto, contemporaneamente consacra l'immaginario collettivo di quel reale estinto o almeno dissacrato, alienato... Il nostro lavoro non è quindi una semplice raccolta di fotografie ma intende essere un porsi dal di dentro di questa storia fotografica (e non solo perché viestani) e fare di questa ricerca di base un modo diverso e alternativo di fare cultura. Perciò questa documentazione di immagini pretende essere anche una storia per immagini in quanto intendiamo spostare il luogo di lavoro dello storico dall'archivio, in cui reperiva e cerniva documenti, al museo in cui la storia ha il volto dell'uomo: l'uomo non ha fatto la storia solo perché ha prodotto documenti, fatti, situazioni ma perché è storica la sua persona che di quelle situazioni è soggetto, condizione/condizionato. Quest'album di paese accomuna tutti i viestani senza discriminazioni: un nobile lo troverete a fianco ad un cafone non per livellare la storia ma per evidenziare alla nostra coscienza storica le differenti modalità di relazioni e di intervento con cui classi sociali diverse hanno fatto una comune storia locale. I signori e i cafoni sono quindi per la nostra storia ugualmente viestani: a noi ora, qui, non interessa far emergere le diverse stratificazioni sociali ma allestire un album che presenti la storia di un paese come la microstoria di una storia garganica e nazionale. La sequenza delle sezioni ha un nucleo logico: la storia della persona è anche la storia della comunità: un paese (ri)nasce ogni volta che nasce un bambino. Le immagini vogliono infatti introdurre nei veri saloni di questa pinacoteca personale e paesana della vita: a Vieste ("u paes") i ragazzi ("i uagnun") vanno a scuola ("alla scol"), si divertono a giocare e a fare i bagni ("i bagn"), diventano uomini ("i cumba") e donne ("i /emmn"), si sposano ("marit e mgghier") nel faticoso lavoro ("/a fatic") della terra e del mare e qualche volta occasionalmente o nelle attese feste patronali ("i fisi d San Giorg e d Sanda Marìj) si organizzano in gruppi ("i grupp") per fare scampagnate e godere di quel poco tempo liberato dal lavoro. Tra questi aspetti dell'esistenza sociale si innestano i momenti specificatamente religiosi in cui si va (la processione per ogni sacramento) in chiesa ("quann e uej alla chijs") a celebrare con Dio e con i parenti alcuni momenti fondamentali dell'esistenza umana, dalla nascita (il battesimo) alla morte (i funerali). La vita cristiana quindi esprime la vita sociale e la vita sociale è regolata dal suono delle campane della chiesa: il tempo personale è reso tempo comune dall'orologio della chiesa e di Cristo che ne scandiscono i momenti della vita quotidiana e di tutta l'esistenza umana. A questa logica sequenziale delle sezioni esiste la possibilità di stratificare una logica tra le sezioni ed al loro interno, secondo i punti di riferimenti che si assumono come criteri storici ed ottici. Infine, ogni singola sezione ha una sequenza non soltanto cronologica (dalle foto più antiche a quelle più recenti, e non oltre gli anni '50, salvo alcune foto che documentano momenti di vita ormai scomparsi) ma anche una collocazione che favorisca immediatamente i confronti e le analisi. Le poesie del maestro Gaetano Delli Santi contribuiscono ad esprimere da vicino (perché in dialetto) le immagini. La scelta è motivata da una convinzione: la storia si fa anche con la voce della gente che ha vissuto ed ha ereditato più da vicino le tradizioni. E per Vieste il dialetto rappresenta la memoria orale di tradizioni ormai scomparse. Nel nostro caso le poesie del maestro Delli Santi si autocostituiscono come storia di personaggi e di un paese visti dall'ottica e nello stile personale del poeta locale: cioè le poesie dialettali sono immagini per una storia di viestani e di Vieste così come queste foto intendono costituirsi come immagini per la storia di Vieste e dei viestani nell'ultimo secolo. Infine un auspicio e una speranza. Ci auguriamo che la professionalità e l'arte dei maestri/professori delle scuole di Vieste permetteranno di utilizzare questi materiali iconografici per pervenire in- sieme ad obiettivi didattici impegnando gli studenti in ricerche di storia locale e familiare. Le ricerche possono riguardare i personaggi, i giochi dei bambini, i mestieri, le feste, i momenti religiosi, i quartieri di Vieste... In questo modo la storia, pregiudicata sempre come passato, sarà storia presente, intensa come coscienza e consapevolezza delle nostre radici e memorie storiche. Si potranno così avere non soltanto delle unità didattiche ma soprattutto tesaurizzare molto altro materiale che sempre più rischia di scomparire o si è già naufragato a causa dell'incoscienza e dell'ignoranza dei detentori. L'opera è dedicata ai nostri figli ma anche a tutti i figli dei viestani della nostra generazione: perché essi conoscano i volti, i mestieri, il lavoro, le situazioni sociali... dei loro antenati. E di questa conoscenza non ne facciano soltanto un uso folcloristico che si svende e si prostituisce a quel turismo che fagocita il presente viestano/garganico distruggendo ogni memoria antica ma contribuisca a riscoprire le loro identità come memoria nelle comuni radici. Né noi ci svendiamo i nostri antenati come stanno svendendo e alterando la terra che ci hanno lasciato in eredità.